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Foto in copertina di: Fabrizio Garrisi

Tra le vie di Soleto, città imbevuta di storia e cultura nel cuore del Salento, si cela un tesoro dell’arte sacra: la Chiesa di Santo Stefano, testimone del travagliato passaggio tra il rito greco bizantino e quello latino che caratterizzò le terre del Salento.

Questo luogo di culto, un vero gioiello architettonico e spirituale, racchiude in sé la maestosità e il mistero dell’arte greco-bizantina del XIV secolo. Originariamente dedicata a Santa Sofia, mostra un prospetto adornato da un portale in stile romanico tardivo, coronato da un rosone e da un elegante campanile campanile a vela con bifora.

All’interno questa chiesa si rivela in tutta la sua intima grandezza: un’aula unica, culminante in un’abside, è impreziosita da affreschi bizantini che narrano, attraverso colori vividi e figure espressive, storie di fede e di devozione. Tra questi, spicca l’affresco del Giudizio Universale, un capolavoro che vede al centro la figura di Cristo accompagnato dalla Vergine e da San Giovanni Battista, circondati dagli apostoli e da angeli. Gli affreschi più antichi adornano l’abside, dove si erge l’immagine di Agia-Sofia, raffigurazione di Cristo come Sapienza di Dio, in una forma che unisce attributi maschili e femminili, segno dell’universalità del divino.

Questa chiesa, edificata nel 1347, probabilmente per volontà di Raimondello Orsini Del Balzo e sua moglie Maria d’Enghien, si erge come testimone dell’importante crocevia culturale italo-greco che caratterizzò la zona fino al XVI secolo. La sua facciata, un elegante esempio di architettura romanica arricchita da dettagli gotici, cela un interno che è un vero e proprio museo a cielo aperto di arte bizantina. I cicli di affreschi che decorano le pareti raccontano, in un susseguirsi di scene bibliche e storiche, la vita di Gesù e il martirio di Santo Stefano, accompagnati da iscrizioni in greco antico.

La luce naturale che filtra attraverso il rosone illumina gli affreschi, rendendo l’atmosfera ancora più suggestiva e meditativa.

La Chiesa di Santo Stefano a Soleto non è solamente un luogo di preghiera, ma un ponte tra passato e presente, un invito a contemplare la bellezza e la profondità del sacro. Qui, l’arte non è solo espressione estetica ma diventa linguaggio dell’anima, veicolo di un messaggio spirituale che attraversa i secoli. I visitatori sono chiamati a immergersi in questa “minipinacoteca” bizantina, lasciandosi avvolgere dall’aura mistica che solo un luogo così ricco di storia e fede sa offrire.

Per chi si avventura a Soleto è obbligatorio visitare anche la guglia di Raimondello, nota anche come Guglia Orsiniana. Alta 45 metri, questa straordinaria struttura rappresenta il simbolo e l’orgoglio di Soleto. Edificata nel 1397 da Francesco Colaci di Surbo su incarico di Raimondello Orsini del Balzo, la guglia segnò un momento di svolta, diventando lo strumento attraverso cui la politica pontificia manifestò la sua opposizione alla presenza greca nella regione, imponendo simbolicamente un linguaggio architettonico latino in un contesto prevalentemente greco.

Oggi, la guglia è riconosciuta come monumento nazionale, testimone di un’epoca di grande fervore artistico e culturale. La leggenda del filosofo e alchimista Matteo Tafuri aggiunge una dimensione ulteriormente magica e misteriosa alla storia della guglia. Secondo il racconto fu eretta durante una sola notte da streghe e schiere di diavoli alati, illuminati solo dal bagliore tremolante delle fiaccole, che si adoperavano nel trasporto di massi finemente scolpiti, colonne e architravi decorati.

Al primo canto del gallo, segnale dell’approssimarsi dell’alba, la magia che aveva permesso un tale prodigio si infranse bruscamente: quattro diavoli, vennero pietrificati. Queste figure, colte in un’eterna risata, restano ancor oggi ai quattro angoli del campanile, sopra la balaustra merlettata del terzo piano, come custodi di un segreto antico, testimoni di una notte in cui il soprannaturale sfidò il tempo.

La struttura si articola in cinque ordini architettonici, da un basamento semplice a livelli progressivamente più decorati e complessi, culminando in un tiburio ottagonale che corona l’opera con eleganza e maestosità. Il cupolino, con il suo rivestimento originale in mattoncini colorati sostituito poi da pietra, segna il vertice di questo capolavoro architettonico, simbolo dell’incontro tra cielo e terra.

Contenuto extra

Il Borgo dei Borghi 2019 – Soleto: il Giudizio Universale del Salento – Video – RaiPlay

Il Borgo dei Borghi 2019 – Salento: Soleto e la guglia di Raimondello – Video – RaiPlay

Episodio 8: Soleto e la sua storia

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